martedì 28 giugno 2016

Una recensione di Laura Tussi e Filippo Bianchetti al libro di Alan Hart



Sionismo: il vero nemico degli ebrei - Volume 1 Il falso messia
Libro di Alan Hart
Traduzione e Prefazione di Diego Siragusa

Edizioni Zambon



21 giugno 2016 


Il libro di Alan Hart dal titolo “Sionismo: il vero nemico degli ebrei - Il falso messia” è il primo volume di una imponente trilogia di cui pare che nessuno voglia scrivere recensioni perché denuncia scottanti verità che destabilizzano i vertici del potere costituito. Il motivo di dissapore e dissenso da parte di determinati ambienti politici trova una sintesi efficace nella citazione, sul retro del volume, delle parole di Rabbi Ahron Cohen: “Alan Hart, con il suo agghiacciante e scorrevole racconto, rivelatore degli intrighi e dello sviluppo politico del sionismo, ha dato un contributo estremamente prezioso”. Un “contributo prezioso” nella ricostruzione storica, attraverso le varie e approfondite fonti citate dal giornalista britannico, del progetto imperialistico della colonizzazione della Palestina, imposto dal ruolo delle lobby sioniste negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Lo storico Diego Siragusa, a cui va il merito di aver tradotto il primo volume di Hart, evidenzia innanzitutto l'implicita inesattezza e la latente scorrettezza della definizione di una “sinistra sionista”, in quanto non è possibile una mentalità aperta, creativa, antidogmatica e soprattutto antitotalitaria e antiautoritaria definibile (e cosiddetta) “di sinistra” che sostenga un progetto fondato sulla pulizia etnica. Infatti Diego Siragusa, nella sua prefazione al testo di Hart, sottolinea che la politica delle destre in Israele non è la negazione del sionismo ma il suo conseguente inveramento, la sua più logica attuazione. Il suo giudizio coincide con quello di Ilan Pappe. Il libro contiene la verità nel suo stesso titolo: il sionismo è il vero nemico degli ebrei. Questa è la rivelazione fondamentale: “il sionismo è un cerchio entro cui racchiudere gli ebrei di tutto il mondo, nucleo di una fortezza in cui esaltare e mantenere pura un'identità”.
Il giornalista britannico Alan Hart mostra come fin dalla nascita del movimento colonialista ebraico, il cui principale fautore e artefice fu Theodor Herzl, i sionisti non si sono fatti scrupoli nel collaborare con gli antisemiti più radicali, compresi i criminali nazisti. Secondo Herzl, nella congiuntura mondiale presente e anche nell'immediato futuro, la forza viene prima del diritto, per cui il bene e il male non esistono, nell'assenza di un'etica universale, ma si impongono solo il potere e il diritto della forza e la storia diventa la supremazia del più forte che impone una propria moralità suprema. Da questa convinzione scaturisce la prassi sionista caratterizzata da razzismo, suprematismo e giustificazione illimitata della violenza contro i “gentili”, ovvero i non ebrei.
L'imponente ricerca storica di Alan Hart mostra, in primo piano, le testimonianze di eminenti pensatori ebrei antisionisti, contrari alle politiche governative di Israele e strenui demistificatori della propaganda sionista, per i quali è stata coniata una definizione che ha ormai assunto una connotazione tragicomica: “ebrei che odiano se stessi”. Questa è stata la sorte oggi riservata al drammaturgo Moni Ovadia e, negli Stati Uniti, allo studioso Norman Finkelstein, licenziato dall’università presso cui insegnava, come anche alla filosofa Hanna Arendt negli anni '60.
La sempre maggior presenza dei sionisti in Palestina, spiega Alan Hart, fu facilitata dal colonialismo britannico, dalla collaborazione con i nazisti delle correnti ebraiche più fondamentaliste, integraliste, nazionaliste, dell'estrema destra ebraica, ma anche dalla grande crescita del potere della lobby sionista negli Stati Uniti.
L'imperialismo statunitense e le lobby sioniste sembrano proprio essere in stretto contatto ed è questo l'argomento fondamentale che il libro di Hart ha il merito di indagare e a cui tutta la società civile deve una risposta con coraggio e onestà.
Infatti, il sionismo, come spiega Hart in tutta la sua opera, non è solo un problema per i Palestinesi, ma mina gli assetti dell'equilibrio della pace in tutto il mondo.
Come sostiene lo storico israeliano Ilan Pappe, autore del celebre libro “La pulizia etnica della Palestina”, in questa opera davvero straordinaria, Alan Hart è riuscito a chiarire i pericoli connessi al sostegno occidentale incondizionato nei confronti del sionismo e delle sue politiche oppressive contro i palestinesi. L'Autore fornisce al pubblico un'esposizione agghiacciante di come questa connivenza si è sviluppata e continua a mettere in pericolo la stessa esistenza ebraica e di come essa continui a alimentare l'odio antisemita che rifiuta di scomparire. Alan Hart ha scritto non solo un forte atto d'accusa contro il sionismo e contro le politiche del governo di Israele, basato su una profonda ricerca e vissuta esperienza personale, ma ha anche fornito alla società civile una garanzia per un futuro migliore di pace, giustizia e solidarietà tra popoli, motivato da una sincera e genuina preoccupazione per gli equilibri e gli assetti di pace in Palestina e Israele. Hart è fiero di essere un pensatore indipendente e di non essere mai stato membro di nessun partito e gruppo politico.
Ormai sono molti i testi in cui si sostengono analoghe  tesi, diversi dei quali scritti da autori ebrei israeliani, e che a questo ben corrisponde  una vistosa crescita del risentimento di vasti strati dell’opinione pubblica europea verso le politiche di tutti i governi israeliani,  di “sinistra” o di destra, anche “estrema”, verso i palestinesi; questo fa sì che la consueta accusa di “antisemitismo”, brandita come una clava dai sionisti di tutto il mondo verso gli eredi europei degli sterminatori nazi-fascisti di ebrei, si manifesti sempre più per quello che è: un volgare sfruttamento di quella gravissima colpa per poter continuare (da quasi 70 anni!) con la violenta oppressione coloniale e razzista di un popolo incolpevole. Un’altra immane tragedia che da tanti anni si sta svolgendo sotto i nostri occhi, e quindi con la nostra sostanziale complicità, la cui soluzione è sempre più indispensabile per poter iniziare percorsi reali di pace sia nella cruciale regione medio-orientale che, a catena, in molte altre parti del mondo. Ma ormai è troppo tardi? Il giudizio storico sui nostri tempi sarà di condanna, senza appello?Forse parole di verità come quelle di questi autori coraggiosi  ci permettono ancora di sperare.

http://diegosiragusa.blogspot.it/2016/06/una-recensione-di-laura-tussi-al-libro.html

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