sabato 27 giugno 2015

Terrorismo jihadista in franchising fra USA, Israele e Arabia Saudita, di Stefano Zecchinelli

Il primo venerdì di Ramadan ha visto l’ISIS protagonista con tre attentati – Francia, Tunisia e Kuwait – ed un bilancio complessivo di ben sessanta morti e centinaia di feriti. Gli attentati apparentemente slegati fra di loro presentano invece più di un filo conduttore, cosa ovvia data la natura artificiale dell’ organizzazione terroristica (anti) islamica che più volte abbiamo sottolineato.
Kuwait
A Kuwait City, l’attentatore Abu Sulayman al-Muwahid facendosi saltare per aria ha provocato la morte di ben 27 persone a cui vanno aggiunti oltre 200 feriti. Qual era il bersaglio di questo balordo? Ovviamente una moschea sciita prontamente definita dai wahabiti un “tempio dei confutatori”
Gli sciiti – ci dice lo studioso del mondo islamico Giovanni Giacalone – “sono ormai costantemente sotto attacco in varie zone del Medio Oriente; poche settimane fa ben due moschee sciite in Arabia Saudita sono state colpite; in Iraq sono da anni costante bersaglio, così come in Pakistan ( Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/primo-venerdi-di-ramadan-un-venerdi-di-sangue/ )”. Impossibile allora non trovare una connessione coi massacri nello Yemen, la distruzione della città di Palmira e le feroci repressioni – con tanto di pogrom – da parte di Casa Saud nella provincia sciita dell’Arabia Saudita. L’articolo sopra riportato fa bene anche a ricordare i crimini del governo islamista – di certo non islamico – di Morsi, tristemente protagonista del primo caso di pogrom nei confronti degli sciiti, che vennero accerchiati e massacrati da esponenti della Salafiyya.
Il filo conduttore dell’ISIS è l’odio verso la progressista Repubblica Islamica dell’Iran ed i movimenti sciiti da essa sostenuta. A Palmira i mercenari (neo)jihadisti hanno distrutto la tomba del profeta Muhamad Bin Ali, discendente di Maometto e cugino dell’Imam Ali. L’analista Wayne Madsen conferma quanto abbiamo più volte ribadito: “I principali obiettivi delle squadre di demolizione del SIIL sono sumeri, accadici, babilonesi, romani, assiri, persiani, alawiti, drusi, turcomanni, yazidi, parti, cristiani, sciiti, sufi e (l’altra tomba principale distrutta a Palmyra era quella di Nizar Abu Baha al-Din, studioso sufi vissuto 500 anni fa) ( Fonte: https://aurorasito.wordpress.com/2015/06/26/stato-islamico-made-in-langley-tel-aviv-e-riyadh/ ).
Tunisia
Passiamo alla Tunisia dove due uomini sulla spiaggia di Sousse hanno sparato a raffica uccidendo 37 persone e ferendone più di 40. Un’altra operazione sospetta dato che il nuovo governo tunisino aveva più volte reso noto il rafforzamento dell’attività del Mossad israeliano nel paese. Alcuni giornali – di certo tutt’altro che antisionisti – hanno confermato tempo fa queste operazioni; citiamo come esempio eloquente, l’agenzia israeliana ynetnews, che ribadisce:
(1) The Mossad has bolstered its activity in several Tunisian cities since the start of the revolt that ousted President Zine El Abidine Ben Ali last January, a Tunisian magazine reported.
(2) According to the Al-Musawar, the Israeli intelligence agency has been working with its US-based counterpart, the CIA, to revive its spy network in post-revolution Tunisia. The journal cited a report compiled by the Egyptian Yafa Research Center, which found that the Mossad’s intelligence net is spread across several Tunisian metropolises – each branch with its own speciality.
(3) The branch stationed in Tunis, for example, tracks targets in Alegria. The one placed in Djerba, an island located 500 kilometers southeast of the capital, traces Libyan targets. The Sousse office deals with Tunisian internal affairs, the report claimed.
Fonte: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4189637,00.html
Quello che emerge – l’articolo del resto non è recente – è una forte penetrazione dell’intelligence israeliana per annichilire le rivendicazioni sociali della così detta “primavera araba”. Una rete – si dice – che va dalla Libia alla ricca località balneare di Sousse. Un modo perfetto per monitorare tanto i movimenti politici quanto l’ingresso di persone nel paese con il consuetudinario “visto turistico”.
Come mai la rete clandestina dell’ISIS e quella del Mossad si sono sviluppate in concomitanza, quasi in modo complementare, negli ultimi tre anni in Tunisia ?
Francia
In Francia – a 30 kilometri da Lione – l’attentatore Yassin Sahli è entrato in una fabbrica in cui ha provocato un’esplosione aprendo delle bombole di gas. Sahli ha poi tentato la fuga mentre sappiamo che gli attentatori (neo)jihadisti cercano solitamente il “martirio”. Anche in questo caso entra in gioco la geopolitica: la Francia esporta gas dal e verso l’Algeria utilizzando il gasdotto TTPC (Trans Tunisian Pipeline Company). Proprio sull’Inteferenza.info Michele Basso ha avanzato la corretta ipotesi che si tratti di un avvertimento mafioso della CIA per spingere i paesi Europei ad aderire, senza avanzare condizioni, al Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, una nuova frontiera dello sfruttamento capitalista ( Fonte: http://www.linterferenza.info/editoriali/a-chi-giova-riflessioni-sugli-attentati-in-tunisia-e-francia/ ).
L’Italia è al riparo da possibili attentati? Seguendo le risposte di vari analisti – compreso l’ottimo articolo di Basso – sembrerebbe proprio di no.
Conclusione
L’imperialismo nord-americano, sostenuto da Israele e dall’Arabia Saudita, usa l’ISIS nello stesso modo in cui, negli anni ’60 e ’70 manovrava i gruppi neofascisti: lo stragismo, gli attentati e le uccisioni di civili inermi sono finalizzati a criminalizzare oggi – negli anni ’60 la sinistra rivoluzionaria e le forze progressiste – l’Islam sciita e l’Iran.
“L’ISIS – spiega Bahar Kimyongur – si vanta di combattere tutte le nazioni, tutte le religioni, tutti i sistemi”, eppure al pari dei nichilisti neofascisti dei decenni scorsi è semplicemente uno strumento della CIA. L’opinione pubblica occidentale sarà in grado di rendersene conto ?

 http://www.linterferenza.info/esteri/terrorismo-jihadista-in-franchising-fra-usa-israele-e-arabia-saudita/

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