domenica 10 maggio 2015

L'invenzione dei 'cospirazionisti' ed il giornalismo addomesticato che piace alla CIA, di Stefano Zecchinelli



‘’Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare’’ Voltaire


Il sistema di sfruttamento imperialistico è solito bollare come teoria del complotto qualsiasi analisi che esula dalla versione ufficiale dei fatti. Per questo motivo le ricerche approfondite di Thierry Meyssan e Michel Chossudovsky vengono demonizzate da giornalisti ignoranti indegni di tale titolo, oppure i discorsi di Chavez ( ora Maduro ) contro l’imperialismo statunitense e di Ahmadinejad contro il sionismo sono erroneamente derisi dai leader delle potenze capitalistiche occidentali.

La verità è ben altra, quindi inizio col ricordare che l’informazione è un ramo della produzione neoliberista e borghese. Chi detiene i mezzi della produzione ha il monopolio anche degli strumenti informativi, questo gli consente di ridurre la notizia a merce. In questo modo – come ha osservato l’analista Manuel Freytas – si crea un vero e proprio mercato dell’informazione.

Prendiamo gli studi alternativi sull’ 11 settembre: studiosi preparati e coraggiosi come gli italiani Giulietto Chiesa e Roberto Quaglia oppure il francese Thierry Meyssan vengono derisi vergognosamente per il semplice motivo che attraverso ricerche rigorose mettono in risalto le contraddizioni – sia politiche e sia tecniche – della versione ufficiale dei fatti. Per una completa informazione mi premuro di analizzare la genesi storica della categoria ‘complotto’ in ambito giornalistico.

Forse non tutti sanno come la CIA statunitense coniò nel 1967 il dispregiativo teorici della cospirazione da appiccicare ai giornalisti impegnati a denunciare le mire imperiali nord-americane contro lo Stato rivoluzionario cubano. I documenti sono ora declassificati e quindi possiamo avere una conoscenza precisa dei fatti. Nel 1976 è stato reso noto un dispaccio in risposta ad una richiesta del New York Times sulla base del Freedom of Information Act. ( Fonte: Antidiplomatico )

La CIA – che negli anni ’50 creò un Ufficio di guerra psicologica – in questo caso costituì una unità dei Servizi clandestini dando gli argomenti – spiega bene il sito Antidiplomatico – per attaccare quelle che vennero chiamate le teorie cospirative.

Qual è la tecnica dei propagandisti del depistaggio ?

Sostenere che le testimonianze oculari sono inaffidabili
Sostenere che la notizia è vecchia e che nel frattempo sono emerse "nuove evidenze significative"
Ignorare l'argomento a meno che le discussioni non siano già attive
Sostenere che è irresponsabile speculare
Accusare i teorici di essere innamorati delle loro teorie
Accusare i teorici di essere ​​politicamente motivati
Accusare i teorici di avere interessi finanziari nel promuovere le teorie del complotto





Questa reazione della elite del potere Usa è dovuta ad un imbarazzo crescente: già nel 1933 – studi emersi in quel periodo – dimostrano che la destra filofascista statunitense aveva in mente un colpo di Stato per consegnare il paese in mano alle squadracce della Legione d’argento e del Ku Klux Klan.


Thierry Meyssan ha dimostrato come la congiura ed il golpismo siano endemici nella storia della democrazia borghese nord-americana. Nel 1961 – ad esempio – Kennedy condannò il golpismo della destra neoliberista e dei servizi segreti sanzionando i suoi metodi fallimentari. La risposta della CIA non si è fatta attendere: i servizi segreti crearono subito un Gruppo speciale allargato competente nella lotta contro i rivoluzionari cubani.


Questo gruppo speciale – ci spiega Meyssan – concepisce una serie di azione eversive chiamate operazione ‘Mangoose’ ( Mangusta ), affidate al generale Edward Lansdale un fanatico razzista.
In quello stesso periodo l’esercito nord-americano è scosso dal golpismo della destra estrema. Il maggiore generale Edwin Walzer, legato al Ku Klux Klan, venne allora sospeso da Kennedy. La commissione degli Affari Esteri del Senato ordina una inchiesta condotta dal senatore Albert Gore, i sospetti riguardano la figura del generale Lyman L. Lemnitzer in rapporto al complotto Walzer.


I documenti sono inoppugnabili ed il carattere democratico degli Usa è del tutto compromesso e minato fin dalle fondamenta: il maggiore generale Edwin Walker fu coinvolto in una operazione dell’OAS contro il generale De Gaulle, quindi all’interno del ‘Comitato 8F’, sospettato di aver pianificato l’assassinio di Kennedy.


Ma che cosa dicono gli studiosi indipendenti di questa accusa del tutto falsa – l’accusa di complottismo – che viene attaccata a chi si pone in difesa del diritto di autodecisione dei popoli. Leggiamo.


Secondo Michel Chossudovsky siamo in una fase di ripudio completo della democrazie e delle sue fondamenta, l’imperialismo Usa ci sta facendo regredire, di volta in volta, ai tempi dell’Inquisizione spagnola.


Il processo di ricerca del consenso per fare la guerra è simile a quello dell'Inquisizione spagnola. Richiede il condizionamento sociale, il consenso politico non può essere messo in discussione. Nella sua versione contemporanea, l'inquisizione esige la sottomissione all'idea che la guerra sia un mezzo di diffusione dei valori occidentali, della democrazia’.


Negare la libertà di ricerca – storica e giornalistica – significa minare le basi stesse della democrazia – da Voltaire a Hegel – impedendo il libero confronto fra idee e pensieri contrastanti, un confronto che, di base, dovrebbe avvenire in condizioni egalitarie, ora negate.


Roberto Quaglia è ancora più duro:


‘Perché l’11 settembre, che viene invocato a pretesto della guerra in Afghanistan, non è stato un “complotto”. E’ stata un’operazione militare di notevole complessità inquadrata in una strategia più vasta e lungimirante che l’emergere di milioni di “complottisti” non ha minimamente scalfito. E giudicarlo in termini di “Bene” e di “Male” (come tipicamente si fa con i complotti) è utile a farci eventualmente sentire buoni e pii e degni di improbabili ricompense celesti, ma ha un scarso (per non dire nullo) impatto sulla realtà degli eventi. Gli americani non fanno la guerra in Afghanistan perché sono cattivi. Lo fanno perché possono e ritengono che ad essi convenga. Può darsi che si sbaglino (Hitler e Mussolini a loro tempo sbagliarono i calcoli, ed indubbiamente la guerra non portò loro i risultati sperati), può darsi di no, solo il futuro ce lo dirà’




Bisognerebbe sottolineare che l’unico vero ‘complotto’ è quello dei ‘dominanti’: Hitler credeva nell'esistenza di un complotto giudeo bolscevico contro la Germania ( condividendo, fra l’altro, le stesse paranoie razziste di Winston Churchill ), nello stesso modo in cui, Bush, ritiene il mondo occidentale minacciato da un ‘complotto’ islamofascista o islamocomunista. La paranoia delle classi dominanti borghesi, allora, si rovescia sui chi dimostra la fallacia delle tesi ufficiali. Siamo davanti ad una nuova ed inedita rimozione-proiezione, qualcosa da film degli orrori.


Anche Fulvio Grimaldi pare essere d’accordo con Chossudovsky e Quaglia:


‘La Cia ha visto aumentare i propri poteri interni ed esterni fino alla supervisione sul meno affidabile FBI e il suo budget del 42%, le forze armate hanno goduto di un incremento finanziario del 37% fino alla cifra siderale di 400 miliardi di dollari. Le “guerre stellari” di Reagan sono uscite dal coma e  hanno oggi (vedi Chossudovsky, www.intermarx.com/ossinter/clima.htlm) messo a punto l’arma suprema, HAARP,  lo strumento di onde ad altissima frequenza che agisce sulla ionosfera e modifica il clima provocando siccità e alluvioni in intere regioni da destabilizzare’




La domanda è sempre la stessa: Cui Prodest ? La CIA dopo l’ 11 settembre del 2001 ha aumentato i suoi poteri imponendo al razzista neoliberista Bush l’abolizione dell’Habeas Corpus. Tale strapotere dei servizi segreti negli Usa e del complesso militare industriale rende quel paese molto simile alle dittature totalitarie. I crimini della CIA sollevano questioni politiche al pari dei crimini della Gestapo.


Thierry Meyssan usa un eloquente episodio per spiegare la continuità del potere negli Stati Uniti, dietro la Casa Bianca:


‘Il presidente Eisenhower ha dichiarato nel suo celebre discorso di addio (17 gennaio 1961): "Nel consiglio di governo dobbiamo stare attenti all’acquisizione di una influenza illegittima, voluta o meno, da parte del complesso militar-industriale. Il rischio di uno sviluppo disastroso di un potere usurpato esiste e continuerà. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa unione minacci le nostre libertà o il processo della democrazia."




Un monito inutile perché gli Stati borghesi moderni sono caratterizzati dalla sovrapposizione degli apparati di sicurezza nei confronti delle istituzioni civili. Le Costituzioni democratiche ed antifasciste vengono soppiantate dalla logica del profitto, la militarizzazione della società civile è la sentinella di ciò che il militante antimperialista George L. Jackson ha chiamato ‘fascismo americano’.


Quindi devo dedurre che il giornalismo al pari neoindustrialismo (1) mira a ricercare sempre più profitti, (2) dipende dalle strutture economiche del capitalismo. La lotta del mondo del lavoro, degli operai e dei ceti popolari deve sapersi confrontare contro la borghesia – spiegato questo – anche sul terreno della informazione contrastando la narrativa liberale ed imperialista.


Manuel Freytas ci spiega che i giornalisti di regime non usano fonti disinteressate ed il loro obiettivo è quello di fomentare una guerra di IV generazione, una guerra psicologica continua.


Negli Stati Uniti la propaganda bellica è un campo di battaglia per testare la reazione delle masse verso la propaganda fascista e colonialista, in questo modo si distoglie il ‘popolo lavoratore’ dalla critica al neoliberismo avvicinandolo alle elite dirigenti. Dopo l’auto-attentato organizzato dalla CIA l’ 11 settembre 2001 prese piede il piano della destra statunitense per svuotare la democrazia formale negli Usa. La patria dell’impero conobbe una vera e propria controrivoluzione manageriale, le imprese transazionali vennero investite di un ruolo salvifico, mescolando retorica calvinista ed apologia del capitalismo.


Naomi Klein così descrive questa ubriacatura nazionalista e borghese ‘Ciò che accadde nella fase di disorientamento che seguì gli attacchi fu, col senno di poi, l’equivalente in patria della shockterapia economica. La squadra di Bush, friedmaniana nell’animo, si mosse in fretta per sfruttare lo shock in cui era piombata la nazione, per affermare la sua visione radicale di un governo vuoto in cui tutto, la guerra come la reazione ai disastri, era un’avventura for-profit’. ( Naomi Klein, Shock economy, BUR Rizzoli )


La domanda è ancora la stessa: Cui Prodest ?


Quaglia allora lascia questa provocazione:


‘Nell’immediatezza degli attentati dell’11 settembre 2001, la quasi totalità dei cittadini del mondo credette alla narrazione diffusa dalle autorità americane. Negli anni che sono seguiti, sempre più persone hanno cambiato radicalmente idea a riguardo, sulla base della convinzione di avere nel frattempo capito qualcosa di importante. Domanda: Chi è che ha tradizionalmente ragione più spesso, quelli che non cambiano mai idea oppure chi nel tempo modifica le proprie convinzioni?’’


Gli ‘esperti’ dell’anticomplottismo – da Pipes a Levy fino ai loro piccolissimi emuli italiani come Guzzanti e Colombo – sono la lunga mano della CIA sulla politica culturale dei singoli Stati, quindi si configurano come maestri del condizionamento psicologico. La loro azione si muove sue tre piani: (1) mediatico; (2) politico; (3) burocratico e repressivo. Vediamo brevemente quest’ultimo.


In Francia – in continuità con la vile Legge Gayssot – è stata lanciata una vera e propria campagna contro gli studiosi non allineati. Thierry Meyssan ha dato il suo coraggioso contributo nel combattere queste tendenze totalitarie dello Stato francese.


Secondo la Fondazione Jean Jaures il cospirazionismo è:


È «un racconto "alternativo" che dice di voler scompigliare in modo significativo la conoscenza che abbiamo di un avvenimento e quindi porsi in concorrenza con la "versione" comunemente accettata, stigmatizzata come quella "ufficiale"» (p.2). ( cit. Rete Voltaire )


E quindi ? La storia è di per sé revisionistica – cosa ben diversa della falsificazione storica propria dei fascisti e dei sionisti – perché solo in questo modo, dibattendo e confrontandosi, si può portare la conoscenza ad un livello superiore.


Meyssan si difende con grande onestà intellettuale da queste accuse: ‘Da repubblicano radicale, sono cosciente che lo Stato è il nemico dell’interesse generale, della Res Publica; per questo motivo intendo non abrogarlo ma domarlo. L’ideale repubblicano è compatibile con diversi regimi politici - ivi compresa la monarchia, come già stabilito dagli autori della Dichiarazione del 1789’




La Francia è la patria del giacobinismo rivoluzionario; Robespierre dopo aver abbattuto le caste reazionarie e parassitarie mobilitò il popolo lavoratore, ispirandosi al pensiero del mistico precursore del socialismo Jean Jacques Rosseau. Oggi la Francia, mettendosi a rimorchio della CIA nord-americana e del Likud israeliano guidato dal genocida Netanyahu, uccide per la seconda volta l’Incorruttibile, rinnegando il suo operato ed il suo contributo alla lotta degli oppressi.


Fra le cose che questa organizzazione reazionaria imputa agli antimperialisti c’è anche la – nostra – critica al sionismo. Perfetto, adesso chiarirò cos’è il sionismo, argomento a cui ho dedicato molti studi e molte ricerche in rete.


Che cos’è il sionismo ?


Il sionismo è una ideologia razzista e pan-imperialista che, nel corso degli anni, ha stipulato varie alleanze con le potenze colonialistiche ed imperialistiche.


(1) Moses Hess scrive nel 1860 – per poi pubblicarlo nel 1862 – un saggio chiamato Roma e Gerusalemme in cui valuta la possibilità di una alleanza con la borghesia francese contro l’Impero Ottomano. In una lettera del primo dicembre 1865 indirizzata a Dunner, gran rabbino di Amsterdam, si dilunga sulle affermazioni di vari finanzieri disposti ad appoggiare la colonizzazione dell’Algeria, distruggendo la nazione araba. Hess era entusiasta perché tali personaggi dicevano di essere disposti a ‘considerare molto favorevolmente’ questo progetto.


Questo progetto – sottolinea lo storico marxista Nathan Weinstock – farà di tutto per coinvolgere l’Alleanza israelita universale fino alla creazione di un Fondo nazionale ebraico. Il progetto appare fin da subito borghese e strettamente legato alle pagini tristi del colonialismo occidentale.


(2) Theodor Herlz col Congresso di Basilea del 1897 – che segue la linea del Congresso di Berlino del 1884-’85 in sui si conia  il concetto di ‘tenne nullius’ – trasforma il sionismo da movimento religioso a movimento politico, nazionalista e borghese.

Fin da subito il sionismo non nasconde i suoi piani colonialistici ed antidemocratici:

(a) L’incoraggiamento della colonizzazione della Palestina con l’instaurazione di una popolazione autoctona ebraica; (b) l’organizzazione e la federazione di tutto il giudaismo, la costituzione di una coscienza nazionale ebraica; (c) il raggiungimento dei consensi da parte dei vari governi occidentali anche attraverso la corruzione ed il ricatto.

La borghesia ebraica non si fa attendere e crea la Banca coloniale ebraica, nel 1901 nasce il Fondo nazionale ebraico dedico all’acquisto ed all’esproprio illegittimo delle terre.

(3) Dal 1917 – data dei Protocolli di Balfour – al 1933 – data degli Accordi dell’Haavara – il sionismo transita dall’alleanza con gli imperialisti inglesi all’alleanza coi nazisti.

Un Decreto del reich 54/33 del 10 agosto 1933 autorizzava l’emigrazione ebraica in Palestina degli ebrei tedeschi provvisti di un ‘certificato capitalista’.

 

‘Quest'Accordo di Trasferimento autorizzava i Sionisti a creare due camere di compensazione la prima sotto la supervisione della Federazione Sionista Tedesca di Berlino, l'altra sotto la supervisione dell'Anglo Palestine Trust in Palestina. L'ufficio di Tel Aviv è stato chiamato Haavara (parola ebraica per trasferimento) Transfert Office Ltd. Haavara Ltd è stato organizzato secondo il codice commerciale palestinese e gestito da dirigenti del mondo degli affari. Le sue provviste appartenevano nel loro insieme all'Anglo Palestine Bank, più tardi rinominata Bank Leumi’ (Myriam Abraham, Fascismo ebraico-sionista: affari Sionisti-Nazisti, da: "Planète non-violence", settembre 2009 )

 

Quindi la collaborazione dei sionisti col nazismo è stata socioeconomica oltre che – come abbiamo visto analizzando la figura di Jabotinsky – militare.

 

‘L'Accordo di Trasferimento ha permesso a 60.000 Ebrei e 100 milioni di $, l'equivalente nel 2009 di 1.7 miliardi di $, di essere "trasferiti" in Palestina. Grazie a questi trasferimenti e ai prelievi obbligatori imposti dal Movimento Sionista su queste "transazioni" le infrastrutture dello stato sionista hanno potuto essere costruite, tutto questo a detrimento delle locali popolazioni palestinesi’ ( Ibidem )

 

Mauro Manno ha raccolto con grande rigore e precisione le fonti che dimostrano su tutti i piani la collaborazione fra nazismo e sionismo. Cito in modo documentato e puntale, chi vuole contrastarmi sul piano della dialettica deve fare i conti con la storia.

 

“Ogni paese può assorbire solo un numero limitato di ebrei, se non vuole avere disturbi nello stomaco. La Germania ha già troppi ebrei.” [Chaim Weizman, presidente dell'Organizzazione sionista mondiale, futuro presidente di Israele, (1912) citato in Lenni Brenner, “Zionism in the Age of the Dictators”, cap. 3].


“Anche noi siamo d'accordo con l'anti-semitismo culturale, in quanto che noi crediamo che i tedeschi di fede mosaica siano un fenomeno indesiderabile e demoralizzante.” [Chaim Weizman, presidente dell'Organizzazione sionista mondiale e futuro presidente di Israele, “The letters and papers of Chaim Weizman”, Letters, Vol. 8, p. 81, 1914].


 “L'ebreo è una caricatura di un essere umano normale e naturale, sia fisicamente che spiritualmente. Come individuo nella società si rivolta e butta via le briglie degli obblighi sociali, egli non conosce né ordine, né disciplina.” [Our Shomer “Weltanschauung”, articolo scritto nel 1917 e pubblicato nel dicembre 1936 in Hashomer Hatzair, p, 26, organo dell'Organizzazione Giovanile Sionista].


“Noi ebrei, noi i distruttori, rimarremo dei distruttori per sempre. Nulla che voi facciate darà soddisfazione ai nostri bisogni e alle nostre esigenze.Noi distruggeremo sempre perché noi abbiamo bisogno di un mondo tutto nostro, un mondo divino, che non è nella vostra natura di poter costruire ... quelli tra di noi che non riescono a capire questa verità saranno sempre gli alleati delle vostre fazioni ribelli, fin quando non giungerà la disillusione, il destino maledetto che ci sparse in mezzo a voi ci ha assegnato questo sgradito ruolo.” [Maurice Samuel, “You Gentiles”, p. 155,1924].


“Se noi [sionisti, ndt] non ammettiamo che gli altri abbiano il diritto di essere anti-semiti, allora noi neghiamo a noi stessi il diritto di essere nazionalisti. Se il nostro popolo merita e desidera vivere la propria vita nazionale, è naturale che si senta un corpo alieno costretto a stare nelle nazioni tra le quali vive, un corpo alieno che insiste ad avere una propria distinta identità e che perciò è costretto a ridurre la sfera della propria esistenza. E' giusto, quindi, che essi [gli anti-semiti,ndt] lottino contro di noi per la loro integrità nazionale. Invece di costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dagli anti-semiti, i quali vogliono ridurre i nostri diritti, noi dobbiamo costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dai nostri amici che desiderano difendere i nostri diritti.” [Jacob Klatzkin, (1925), citato in Jacob Agus, “The Meaning of Jewish History”, in “Encyclopedia Judaica”, vol II, p. 425].


“Ho elaborato una filosofia del Giudaismo affine alla Tendenz spirituale del Fascismo molto prima che quest'ultimo fosse diventato la regola nella società politica italiana.”  [Alfonso Pacifici ideologo del sionismo italiano, intervistato da Guido Bedarida, 1932].


 “Per i sionisti, il nemico è il liberalismo; esso è anche il nemico per il nazismo; ergo, il sionismo dovrebbe avere molta simpatia e comprensione per il nazismo, di cui  l'anti-semitismo  è  probabilmente  un  aspetto  passeggero.”   [Harry  Sacher, Jewish Review, settembre 1932, p. 104, Londra].


“L'hitlerismo ...  ci ha reso per lo meno un servizio dal momento in cui non ha tracciato una linea di demarcazione tra l'ebreo religioso e l'ebreo apostata. Se Hitler avesse fatto eccezione per gli ebrei battezzati [al cristianesimo], avremmo assistito allo spettacolo poco edificante di migliaia di ebrei che correvano a battezzarsi. L'hitlerismo ha forse salvato l'ebraismo tedesco, che stava assimilandosi fino all'annichilimento.” [Chaim Bialik, “Palestine and the Press, New Palestine, 11 dicembre 1933].


“Vi dico che voi siete più potenti del Signor Hitler (...) noi tutti lo seppelliremo. Ma dovete creare uno Stato ebraico. Sono sionista, io. L'ho detto già al Dr. Weizmann. Dovete avere un vero Stato ebraico e non il ridicolo Home National che gli inglesi vi hanno offerto. Vi aiuterò a creare uno Stato ebraico. La cosa più importante è che gli ebrei abbiano fiducia nel loro avvenire e non si lascino spaventare da quell'imbecille di Berlino”. [Benito Mussolini a Nahum Goldman dell'Agenzia Ebraica internazionale (sionista), il 12 novembre 1934].


 “E' un fatto innegabile che  gli ebrei presi collettivamente sono infermi e neurotici. Quei professionisti ebrei che, colpiti sul vivo, negano sdegnosamente questa verità sono i più grandi nemici della loro razza, perchè guidano gli altri ebrei alla ricerca di false soluzioni, o, al massimo, di palliativi.” [Ben Frommer, sionista revisionista, (1935), “The Significance of a Jewish State”, in Jewish Call, maggio 1935, p. 10].


 “I membri delle organizzazioni sioniste non devono essere, date le loro attività dirette verso l'emigrazione in Palestina, trattati con lo stesso rigore che invece è necessario nei confronti dei membri delle organizzazioni ebraico-tedesche (cioè gli assimilazionisti).” [Circolare della Gestapo bavarese indirizzata al corpo di polizia bavarese, 23 gennaio, 1935, pubblicata in Kurt Grossman, “Zionists and Non-Zionists under Nazi Rule in the 1930's”, Herzl Yearbook, vol VI, p. 340].


 “Il momento non può più essere lontano ormai in cui la Palestina sarà in grado di nuovo di accogliere i suoi figli che aveva perduto da oltre mille anni. I nostri buoni auguri e la nostra benevolenza ufficiale li accompagnino.” [Reinhardt Heyndrich, capo dei Servizi Segreti delle SS, “The Visible Enemy”, articolo pubblicato in Das Schwarze Korps, organo ufficiale delle SS, maggio 1935].


“Hitler tra qualche anno sarà dimenticato, ma avrà un bellissimo monumento in Palestina. Sapete, la venuta dei nazisti è stato un avvenimento piuttosto benvenuto. Vi erano tanti dei nostri ebrei tedeschi che pendevano tra due sponde; tanti di loro navigavano nella corrente ingannatrice tra la sponda di Scilla dell'assimilazione e quella di Cariddi di una conoscenza compiaciuta delle cose ebraiche. Migliaia di loro che sembravano completamente perduti per l'ebraismo furono riportati all'ovile da Hitler, e per questo io sono personalmente molto riconoscente verso di lui.” [Emil Ludwig, intervistato da Meyer Steinglass, “Emil Ludwig before the Judge”, American Jewish Times, aprile, 1936, p. 35].


“Uno stato costruito sul principio della purezza della nazione e della razza (cioè la Germania Nazista) può solo avere rispetto per quegli ebrei che vedono se stessi allo stesso modo.” [Joachim Prinz, (1936), citato in Benyamin Matuvo, “The Zionist Wish and the Nazi Deed”, Issues, (1966/67), p. 12].


“Le speranze dei sei milioni di ebrei europei si fondano sull'emigrazione. Mi è stato chiesto: 'Puoi portare sei milioni di ebrei in Palestina?' Ho risposto, 'No' ... Dal profondo della tragedia voglio salvare ... dei giovani [per la Palestina]. I vecchi passeranno. Sopporteranno il loro destino o non lo faranno. Sono polvere, polvere economica e morale in un mondo crudele ... Solo il ramo giovane sopravviverà. Dovranno accettarlo.” [Chaim Weizmann, futuro primo presidente  di Israele, nel discorso al Congresso Sionista del 1937 nel quale riporta le sue risposte davanti alla Commissione Peel, Londra, luglio 1937. Citato in 'Yahya', p. 55].


“Per i sionisti era molto disagevole operare. Era moralmente imbarazzante sembrare essere considerati i figli prediletti del governo Nazista, in particolare proprio nel momento in cui esso scioglieva i gruppi giovanili (ebraici) antisionisti, e sembrava preferire per altre vie i sionisti. I nazisti chiedevano un 'comportamento più coerentemente sionista'.” [Joachim Prinz, “Zionism under the Nazi Government”, in Young Zionist, Londra, novembre 1937, p. 18].

“Lo stato sionista deve essere fondato con ogni mezzo e appena possibile ... Quando lo stato ebraico sarà stato fondato secondo le attuali proposte contenute nel documento della Commissione Peel, e in linea con le promesse parziali dell'Inghilterra, allora i confini potranno essere spostati ulteriormente in avanti secondo i nostri desideri.” [Feivel Polkes a Adolf Eichman, citato in Klaus Polkehn, “The Secret Contacts: Zionism and Nazi Germany 1933-41”, Journal of Palestine Studies (primavera 1976), p. 74. Citato anche in Lenni Brenner, Op. Cit. cap. 8].

 “Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini (ebrei) di Germania portandoli in Inghilterra e solo metà di essi portandoli in Eretz Israel, allora opterei per la seconda alternativa.” [Ben-Gurion nel suo discorso ad una assemblea di Sionisti Laburisti in Gran Bretagna nel 1938].

“Per essere un buon sionista uno deve essere in qualche modo un antisemita.” [Chaim Greenberg, “The Myth of Jewish Parasitism”, Jewish Frontiers, marzo, 1942, p. 20].

“Se mi viene chieso, 'Potresti dare una parte dei soldi dell'Unione delle Agenzie Ebraiche per salvare gli ebrei (in Germania), io dico NO!  E ripeto NO!” [Izaak Greenbaum – capo del Comitato di Soccorso dell'Agenzia Ebraica (Jewish Agency Rescue Committee) – rivolto al Consiglio Esecutivo Sionista, il 18 febbraio 1943].

“Una mucca in Palestina vale più di tutti gli ebrei in Polonia.” [Izaak Greenbaum – capo del Comitato di Soccorso dell'Agenzia Ebraica (Jewish Agency Rescue Committee) – rivolto al Consiglio Esecutivo Sionista, il 18 febbraio 1943].

“Finanche nel 1943, mentre gli ebrei d'Europa venivano sterminati a milioni, il Congresso americano propose di istituire una commissione per 'studiare' il problema. Il rabbino Stephen Wise, che era il principale portavoce sionista in America, si recò a Washington per testimoniare contro il progetto di legge perché esso avrebbe sviato l'attenzione (degli ebrei) dalla colonizzazione della Palestina. Si tratta dello stesso rabbino Wise che, nel 1938, in quanto dirigente del Congresso ebraico d'America, scrisse una lettera nella quale si opponeva a qualsiasi cambiamento della legislazione americana sull'immigrazione, cambiamento che avrebbe permesso agli ebrei di trovare accoglienza. In quella lettera scriveva: 'Può essere d'interesse per voi sapere che alcune settimane fa i dirigenti delle più importanti organizzazioni ebraiche si sono riuniti in una conferenza ... Vi si è deciso che, in questo momento, nessuna organizzazione ebraica avrebbe sponsorizzato una legge destinata a cambiare in qualsiasi modo la legislazione sull'immigrazione'.” [Citato in Lenni Brenner, “Zionism in the Age of the Dictators”, p. 149].


( Mauro Manno, La natura del sionismo, opuscolo pubblicato nel sito di Israel Shamir )

La sinistra italiana/europea è succube della propaganda filoisraeliana ed appoggia uno Stato razzista che nasce grazie alla appropriazione indebita di terre non proprie.

Israele trova molti oppositori anche all’interno del mondo ebraico – da Ilan Pappe ai Naturei Karta – eppure giornalisti di infimo livello ( come il sionista del Manifesto Andrea Colombo ) si ostinano a riconoscere il suo diritto ad esistere. Possiamo concedere il diritto d’esistere di uno Stato razzista ? Un uomo di sinistra non può abbassare la testa davanti questo ricatto – cosa che mai farò io – e deve disconoscere una dittatura la quale – come i documenti su citati chiariscono – si colloca in perfetta continuità col nazismo tedesco. Israele deve essere combattuta in tutto e per tutto, l’obiettivo a cui ogni antimperialista guarda è la totale decolonilizzazione della Terra di Palestina e la liberazione dell’eroico popolo arabo.

Domanda finale: Cui Prodest, la lotta contro il giornalismo indipendente e la libera ricerca storica ?

Stefano Zecchinelli










3 commenti:

  1. Post anti-complottista di Alessandra Colla (che elogia pure i romanzi di Umberto Eco) e riceve i complimenti d Miguel Martinez:
    http://www.alessandracolla.net/2012/05/31/complotti-e-corazzate/
    Tutto secondo copione.

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  2. https://www.youtube.com/watch?v=DfoP_V9bY-E

    Aerei non c'erano. Una congiura mediatica dei likudnik.

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